Il termine farmacovigilanza è stato proposto, nella metà degli anni '70, da un gruppo di farmacologi e tossicologi francesi per definire l'attività che andavano promuovendo: "la valutazione del rischio di effetti indesiderati potenzialmente associati al trattamento farmacologico". Gli obiettivi principali della farmacovigilanza sono i seguenti:riconoscere più velocemente possibile nuove ADR (Adverse Drug Reaction)
Il numero di case reports necessario a fornire una evidenza sufficiente per un segnale di allarme può differire in base alla natura dell'effetto, alla qualità del rapporto ed alla possibilità che vi siano evidenze da altre fonti.
Il sistema della segnalazione volontaria organizzata ha il vantaggio di essere condotto sulla intera popolazione di pazienti in terapia farmacologica e non è limitata ad una singola ipotesi a priori. Lo svantaggio principale di questa metodologia di segnalazione è la difficoltà di identificare una reazione avversa che non sia già sospetta o nota.
Comunque al di là di questi e di altri metodi, è importante tener conto del fatto che la Farmacovigilanza è un aspetto imprescindibile nella gestione degli studi clinici, dove oltre a ricercare l'efficienza di nuove tecniche mediche e farmacologiche si deve tener conto soprattutto del rapporto beneficio/tossicità del trattamento.